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locandina

Lionello Puppi, Con Palladio

15-16 settembre 2018, Engramma

Lionello Puppi


Con Palladio 

 

Una applicazione a Palladio, alla sua vita, alla sua poetica, che è il frutto di oltre mezzo secolo di studi e dipana il filo rosso di una tensione esegetica di sistematico dissenso e contrasto rispetto agli approcci interpretativi correnti, perlopiù di matrice anglosassone. Lionello Puppi scarta rispetto alle cavillosità ostinate su questioni neutrali di filologismo erudito, agli anacronistici esercizi di lettura condotti alla luce di una improbabile “eredità” accumulata nell’ignoranza delle architetture vere, e basati sull’uso spregiudicato dei modelli grafici che troviamo nelle pagine dei Quattro Libri dell'Architettura, che han come effetto l’azzeramento di qualsivoglia riferimento alla vita activa di Palladio, e la riduzione dell’illustrazione su carta delle opere più significative ad astratti modelli grafici bidimensionali, come costellazione di un esemplare universo architettonico originato da “naturale inclinazione”: e così i modelli si sovrappongono alla realtà delle fabbriche, annullandone ogni valore, anche stilistico e formale, ed epurando la loro verità materiale, di esiti scaturiti dal sofferto confronto tra progetto, cantiere, ragioni del sito e del committente. In Palladio è certo attiva la consapevolezza della sovrana dignità scientifica dell’architettura e vivo e ineludibile è il confronto con il mondo classico, ma in questa nuova monografia Puppi fa giustizia di qualsiasi nozione di “classicismo”. La visione spaziale di Andrea scaturisce, piuttosto, dal rifiuto di ogni dogmatismo dottrinale, dal rigetto dell’obbedienza alla logica costruttiva ispirata alla ricerca di cadenze proporzionali e di impaginazione prospettica proprie della cultura tosco-romana. Le coordinate entro cui si iscrivono le opere di Palladio maturano sul fondamento anticlassico del gusto tardoromano, con la sua visione ottica e pittorica. Nel contesto di quel peculiare momento storico e socio-politico, stare Con Palladio significa mettersi nella sua prospettiva, che è diretta esperienza e cognizione, e insieme scoperta, di uno “spazio veneto”: la traduzione in veneto del Rinascimento.