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Michela Maguolo, Peppe Nanni, Il 68 che verrà

15 novembre 2018, Engramma

Michela Maguolo, Peppe Nanni 

 

Il 68 che verrà

 

Qualcosa ci è successo. Dentro di noi, qualcosa ha cominciato a muoversi. Voci mai sentite ci hanno trasformato — originate in un luogo ignoto, a riempire improvvisamente le strade e le fabbriche, a circolare tra noi, a diventare nostre senza essere più il rumore soffocato delle nostre solitudini. Perlomeno, avevamo questa sensazione. Quanto si è prodotto di inaudito è questo: ci siamo messi a parlare. Sembrava la prima volta. Da ogni dove uscivano tesori, addormentati o silenziosi, di esperienze mai nominate” (Michel de Certeau).“Poi ci vengono a dire: ‘Ah vedrete [...] se la rivoluzione riuscirà, andrà a finir male’. Ma non saremo assolutamente nello stesso genere di problemi. Ci sarà una nuova rivoluzione, si attiveranno dei nuovi divenire rivoluzionari. Gli uomini, nelle situazioni di tirannia, di oppressione, non hanno altra scelta se non diventare rivoluzionari. Quando poi si dice: ‘È andata male’, non si parla della stessa cosa. È come se si parlassero due lingue assolutamente diverse. L’avvenire della storia e il divenire attuale della gente non sono la stessa cosa” (Gilles Deleuze).L’apertura, la breccia che ogni rivoluzione apre, rompe il continuum, e la banalità del normale reagisce opponendo all’irruzione della luce nuova la sua stessa opacità — negando i tagli delle ferite, sigillando i varchi. Per questo, accettando la provocazione di Deleuze e Guattari, potremmo dire che è vero, “il 68 non ha (ancora) avuto luogo”.Ma il 68 è un modo di dire una esperienza del Possibile — politico, filosofico, artistico, esistenziale — che non solo è accaduta, ma ha investito la realtà con la potenza rapida e catastrofica di una tempesta, provocando un cambio repentino nello stile di vita, nel modo di vestire, di fare e ascoltare musica, di parlare. Suggestionando le movenze del corpo, rendendo meno impacciati i movimenti e i ritmi esistenziali e quindi il modo di amare. E di fare politica, andando “fuori di casa” e condividendo sensazioni nelle esperienze condivise dei concerti e delle manifestazioni.Pertanto abbiamo assunto il 68 come un evento “il cui spirito non ha mai smesso di soffiare” (Jean-Luc Nancy), richiamandolo alla sua destinazione secondo un’archeologia del sapere che scava alla ricerca di tesori preziosi e perduti, per costruire l’estetica intensa di una vita in atto — riuscire a vedere con altri occhi e a misurare con altre parole il nostro presente. Contributi di Marco Assennato, Maddalena Bassani, Vincenzo Bellizzi, Maria Bergamo, Barbara Biscotti, Sergio Bologna, Giulia Bordignon, Giuseppe Cengiarotti, Monica Centanni, Giairo Daghini, Fernanda De Maio, Anna Fressola, Anna Ghiraldini, Michela Maguolo, Roberto Masiero, Peppe Nanni, Alessandra Pedersoli, Daniele Pisani, Alessandro Visca, Nicolò Zanatta.